Destinati a combattere

Devil May Cry

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    The storm is approaching

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    Red Grave

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    Fandom: Devil May Cry

    Titolo: Destinati a combattere

    Rating: SAFE

    Wordcount: 800

    COWT Settimana 3, Missione 1: Luna nuova





    Eva contemplava i suoi bambini giocare sul tappeto del salotto con gli occhi lucidi e arrossati dal pianto. Non poteva riportarli nella loro cameretta. Era stata distrutta poche ore prima ed ora era impraticabile, coi mobili divelti, la culla e il lettino sventrati, le pareti imbrattate di sangue. Le veniva il ribrezzo solo a pensarci e rifiutava l’idea di farvi entrare nuovamente Dante e Vergil, anche se erano ancora - fortunatamente - troppo piccoli per rendersi conto dell’accaduto.
    «Tesoro...» Sparda entrò in salone con una tazza di camomilla fumante in mano. Le si avvicinò, cingendole amorevolmente le spalle. «È tutto finito. Non pensarci più.»
    Lei si divincolò dal marito, senza guardarlo in volto. «Niente è finito. E come posso non pensarci, Sparda? Quelle bestie hanno cercato di ucciderli, di nuovo
    Il demone abbassò lo sguardo, in silenzio. Comprendeva la preoccupazione di Eva, ma ciò che più lo addolorava, era il non poterle garantire una soluzione definitiva. Non poterle promettere che ciò che era accaduto quella mattina in casa non si ripetesse ancora.
    «Dobbiamo parlarne per questo. Per quanto sia difficile.»
    Dante e Vergil erano nati da appena due mesi, e per ben cinque volte i demoni erano apparsi a Red Grave e avevano attentato alla loro vita. L’ultima volta erano state tre pericolosissime Sin Scissors. Sparda le aveva abbattute prima che potessero fare del male ai piccoli, ma stavolta avevano rischiato grosso.
    «Ero convinta che tu li avessi sigillati per sempre all’Inferno» disse Eva d’un tratto, con un filo di voce.
    «L’ho fatto» fece Sparda, guardando i gemellini che bisticciavano, rubandosi il ciuccio a vicenda. «Ma molti di loro vivevano già sulla Terra, prima che io imponessi il sigillo al portale. Così i demoni continuano a vivere tra noi, sotto mentite spoglie. La maggior parte agisce nell'ombra, si sposta spesso per non essere rintracciata e identificata... ma continua a vivere qui.»
    Sospirò, guardò le campagne inondate di sole fuori dalla finestra e riprese: «Quando siamo arrivati qui a Red Grave, non c’era traccia di attività demoniaca. Almeno nel raggio di cinquanta chilometri, di questo sono sicuro.»
    Eva prese la camomilla e ne bevve un sorso. «Perché allora adesso ci sono? Si tratta di loro? Cercano Dante e Vergil?»
    Sparda le restituì uno sguardo afflitto. «Temo... temo di sì.»
    «Mio Dio... come fanno a sapere dove si trovano? Li avvertono, come tu avverti i demoni?»
    «Non proprio.» Rispose Sparda. «Non ancora, almeno. In verità, le prime creature sono venute per me, probabilmente. Dopo avermi temuto per molto tempo, qualcuno ha deciso di prendersi la sua vendetta e di provare a sfidarmi, ma...»
    Guardò ancora i gemelli, ed Eva capì: «...Sono venuti per te, ma hanno trovato loro.»
    «Già. E non sono così stupidi da non saper riconoscere un bersaglio facile, o un punto debole... Eppure il problema non è nemmeno questo.»
    «E qual è, allora?» mormorò Eva, di nuovo con la voce incerta.
    «Se dipendesse solo da me, io potrei andarmene. Voi potreste lasciare Red Grave, trasferirvi, e ricominciare una vita tranquilla...»
    «Sparda, non dirai sul serio...»
    «Lasciami finire» la interruppe il demone albino, accarezzandole la vita. «Partiremmo oggi stesso se questo risolvesse le cose, Eva, ma non è così. Perché vedi...»
    Sparda le indicò i figli. «Tutti i demoni in questo mondo e all’Inferno emanano un'aura. Ho sperato fino all’ultimo che Dante e Vergil non l’avessero, essendo nati per metà umani, ma... » Un sorriso amaro gli incrinò le labbra. «Ma sbagliavo. Nonostante scorra sangue umano nelle loro vene, anche loro emanano potere demoniaco. Per ora è molto debole, praticamente impercettibile, perché sono giovani...»
    «Ma è destinata ad aumentare» terminò Eva, ben conscia degli straordinari poteri di Sparda. «È questo che vuoi dire?»
    «Già.»
    Eva mandò giù un altro lungo sorso di camomilla. Poi si fece coraggio si rivolse di nuovo all’amato. «D’accordo. È la loro natura ed è anche la tua. Posso accettarlo. Ma se non possiamo evitare che quei mostri li trovino, dimmi come possiamo proteggerli.»
    «Addestrandoli a difendersi» rispose prontamente Sparda. «Non c’è altra soluzione, non possiamo farlo noi per sempre. E se un domani io fossi costretto ad andare... beh, saranno loro a proteggere te.»
    A Eva non piaceva nemmeno una di quelle cose. La sola idea di mettere un’arma in mano ai propri figli, di vederli combattere contro quelle creature immonde, o di dire addio all’uomo che amava, le facevano venire il vuoto allo stomaco. Ma era una donna forte e ragionevole, sapeva che non c’era scelta.
    «Va bene» disse dopo qualche minuto. Spostò lo sguardo e all’improvviso ridacchiò. «...Tanto ho l’impressione che non riusciremmo comunque a vietargli di combattere.»
    Sparda seguì i suoi occhi e, sul tappeto, vide Vergil che le suonava a Dante e Dante che tirava i capelli di Vergil, cominciando a piagnucolare.
    Sparda sorrise a sua volta. «Temo proprio di no.»
     
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