Non ti sfiora nemmeno

Devil May Cry

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    The storm is approaching

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    Fandom: Devil May Cry

    Titolo: Non ti sfiora nemmeno

    Rating: SAFE

    Genere: Fluff, Commedia, Romantico

    Wordcount: 2000 (citazione esclusa; Me ne frego di Achille Lauro)

    COWT Settimana 3, Missione 3: Voci che solcano il cielo

    Prompt: Teatro; "Stop texting me weird stuff so late at night"; Ossessione





    La fiducia è alla base di ogni relazione amorosa, Nero lo sapeva perfettamente.
    Tra lui e Kyrie non c'era mai stato bisogno di metterlo in chiaro, nemmeno quando erano solo amici, e men che meno ce ne sarebbe stato bisogno adesso che, dopo anni di relazione stabile, avevano realizzato il sogno di vivere insieme, a Fortuna.
    Perciò Nero non disse nulla la prima volta che vide Kyrie scherzare così animatamente col suo nuovo collega di teatro, un certo Laurens, artista eclettico dalla personalità a dir poco esuberante. Non chiese spiegazioni quando i due cominciarono a scambiarsi messaggi quasi ogni giorno, come una coppia di vecchi amici ritrovati con un mucchio di cose da raccontarsi. E non le fece una scenata quando, una sera, alla vigilia della prima teatrale, lei rincasò tardi, scendendo dalla macchina di lui. Avrebbe tanto voluto dirle qualcosa, esprimerle il suo disappunto, ma si morse la lingua pur di non farlo - Kyrie l'aveva avvisato del ritardo, era tesa e ansiosa per lo spettacolo imminente e l'ultima cosa di cui aveva bisogno in quella circostanza era che il suo ragazzo le desse un ulteriore motivo di stress.
    Poi però erano cominciati ad arrivare quei messaggi in tarda notte, e il campanello d'allarme nella testa di Nero aveva preso a squillare ad un volume troppo alto per essere ignorato.
    L’ultimo di una lunga serie arrivò una domenica sera, mentre Kyrie era sotto la doccia, dopo che avevano fatto l’amore. Lui era rimasto disteso sul letto, beatamente appagato, a godersi il tepore delle lenzuola e l’atmosfera intima che creavano le luci delle abatjours sulle pareti casa, a immaginare lei sotto la doccia, con l'acqua che correva sulla sua pelle chiara accarezzandole le curve sinuose. Pregustava il momento in cui sarebbe tornata a letto per accoccolarsi con lui, sotto le coperte; il momento in cui si sarebbero addormentati come sempre facevano, stretti l’uno nell’abbraccio dell’altra. Finché la vibrazione del cellulare di Kyrie non lo ridestò dal sogno ad occhi aperti. Nero guardò l'orologio, scoprendo che erano passate da poco le tre. Era tardi. Troppo tardi per un semplice messaggino tra amici.
    Non poté fare a meno di pensare ad un'emergenza (anche se ci credeva poco: in quel caso la persona in questione avrebbe direttamente telefonato), così raccolse il cellulare della ragazza abbandonato sul comodino e premette il tasto laterale per illuminare il display. La bizzarra anteprima della chat di Whatsapp era la seguente:

    "Laurens scrive:
    Dannate cose che mi piacciono
    Ci son cascato di nuovo
    Pensi sia un gioco
    Vedermi prendere fuoco
    "

    Per Nero fu sgradevole quasi quanto ricevere uno schiaffo in faccia. Che razza di messaggio era? Che cosa stava a significare? Soprattutto, perché quel tizio scriveva a Kyrie nel cuore della notte?
    Per più di un secondo Nero fu tentato di inserire la password numerica (la conosceva, proprio come Kyrie conosceva la sua: non c’erano segreti tra loro), sbloccare lo smartphone e visualizzare il messaggio per intero. Anzi, già che c’era, l'intera conversazione. Ma sapeva perfettamente come si chiamava, quello che stava per fare: violazione della privacy. Anche se Kyrie era la sua ragazza, leggere i messaggi che scambiava con gli altri senza chiederle il permesso gli sembrava una mancanza di rispetto, un po’ come lo sarebbe stato spiarla dal buco della serratura mentre si vestiva prima delle cerimonie dell’Ordine dei Cavalieri, quando ancora non era riuscito a confessarle l’attrazione che provava per lei. O forse no. No, forse questo sarebbe stato anche peggio, perché oltre alla violazione di uno spazio personale, sottintendeva una mancanza di fiducia da parte sua.
    Nero rimase per un po' a contemplare lo schermo dello smartphone, titubante. Sentiva ancora il rumore della doccia nel bagno in camera: Kyrie aveva i capelli lunghi e ci metteva sempre un po’ a fare lo shampoo. Avrebbe avuto tutto il tempo per dare un'occhiata.
    Alla fine desistette. Posò il cellulare sul comodino, si rimise a letto e intrecciò le mani dietro la testa, fissando il soffitto con la mente piena di pensieri.
    Non parlò del messaggio con Kyrie, quella notte. Inizialmente non era sicuro di volerne parlare lui, mentre lei si asciugava i capelli; poi, quando si era convinto a farlo, dopo averci rimuginato per un po' sotto il getto dell'acqua calda, aveva trovato lei che dormiva profondamente, e non gli era sembrato il caso di svegliarla alle quattro del mattino per discutere.
    Discutere di cosa, poi? Di un messaggio strambo da parte di un amico.
    Quanti ne riceveva, lui, da quella svitata di Nico? A bizzeffe, ma Kyrie non si era mai lamentata. E sì che lui e Nico trascorrevano giornate intere insieme, a caccia di demoni per le strade di Fortuna e nelle città limitrofe. Qualche volta avevano persino dovuto pernottare fuori in hotel.
    Sì, ma un messaggio del genere alle tre e un quarto di notte... E a sentire Kyrie, non c’erano spettacoli teatrali in programma prima di due mesi, quindi, qualunque problema potesse avere quel Laurens, non era da attribuirsi al lavoro.
    Doveva parlarne assolutamente.
    Ma come farlo, senza sembrare impacciato e inutilmente geloso?
    Lui si fidava di Kyrie: non voleva che lei potesse anche solo dubitare di questo. Nero non trovava proprio le parole giuste per affrontare la questione; qualunque discorso gli sembrava potenzialmente in grado di minare la sua fiducia e di incrinare la loro perfetta relazione. Così aveva pensato di chiedere consiglio.
    A priori aveva escluso Nico (che si era accorta da settimane del suo malumore e stava già impazzendo per cercare di scoprirne l’origine), perché la conosceva troppo bene ed era certo che si sarebbe fatta una grossa, grassa risata, per poi correre da Kyrie a spiattellarle tutto senza mezzi termini (“Quell’idiota del tuo ragazzo è geloso marcio del tuo amico!”).
    Aveva desistito anche dal chiamare Lady e Trish: erano tra le persone più acute e scaltre che conoscesse, ma non sentiva di avere abbastanza confidenza con loro per parlare di una questione privata.
    Dante? Oh, non era così disperato (non ancora).
    Restava solo una persona. Non poteva dire di conoscerla molto meglio di Trish o di Lady, certo, ma era comunque sicuro di poter contare sulla sua intelligenza e sulla sua discrezione.

    Così ora Nero si trovava seduto ad un tavolo del ristorante di Fredi, a raccontare l’intera faccenda a suo padre, Vergil, mentre trangugiava un piatto di spaghetti all’italiana senza troppo appetito.
    «Capisco» fece Vergil dopo il suo discorso, sorseggiando del caffè (l'unica cosa che aveva ordinato). «Hai paura che ti tradisca con quell'uomo?»
    «No!» Trasalì Nero. «Certo che no, so che Kyrie non farebbe mai una cosa del genere...»
    Vergil inarcò un sopracciglio in un'espressione totalmente priva di empatia. «E allora di che cosa ti preoccupi?»
    «Non è ovvio?» Dante ridacchiò, ripulì il suo cucchiaino di gelato con la lingua e lo puntò su Nero. «Il tuo ragazzo è geloso.»
    «Non sono geloso!» protestò Nero, sentendo tuttavia le guance infiammarsi.
    «Come no, non ti sfiora nemmeno!»
    Nero si rivolse al padre, irritato: «Perché te lo sei portato dietro?»
    «Credi che sia stata una mia idea?» sospirò Vergil. «Si è invitato da solo.»
    «Ehi, dico, volevate davvero escludermi da una riunione di famiglia?»
    «Questa non è una riunione di famiglia!» Berciò Nero. «È una conversazione privata, e non ti riguarda!»
    «Okay, okay...» fece Dante, alzando le mani in segno di scusa. «Sai che facciamo? Vado a prendermi un altro strawberry sundae mentre tu ti calmi e ti fai consigliare da tuo padre. Ma sappi che in fatto di ragazze, io ho molta più esperienza di lui!»
    Gli occhi di Vergil si ridussero a due fessure rabbiose e un sorrisetto inquietante gli deformò le labbra. «Dante...»
    «Sto andando, sto andando.» Il devil hunter si alzò, allontanandosi verso il bancone del bar.
    «Idiota...» borbottò Nero a denti stretti, mentre la sua gamba tremava nervosamente sotto il tavolino smuovendone la base.
    Vergil studiò il figlio per qualche secondo. Non ricordava di averlo mai visto così turbato da qualcosa, nemmeno quando lo aveva conosciuto nei panni di V.
    «Immagino che tu sappia già la cosa giusta da fare.» Disse alla fine al figlio.
    «So che devo parlarle, okay.» Replicò Nero, abbassando lo sguardo sul piatto ancora quasi pieno. «Ma non so come farlo. Non voglio che Kyrie pensi che non mi fido di lei...»
    «Per questo non hai letto il messaggio, l'altra notte. Ma se la questione ti pesa così tanto, come mi pare di capire, devi parlarle. Non importa come o con quali parole: fallo. Le cose taciute troppo a lungo finiscono per logorarti, Nero, e la tua gelosia sta già diventando un'ossessione, anche se non te ne rendi conto.»
    Nero rialzò gli occhi sul padre, non sapendo bene come rispondere. Una parte di lui voleva negare, negare fino alla morte, ma un'altra parte sapeva che sarebbe stata un'inutile menzogna.
    «So che non è facile, ma se non lo fai...» Vergil guardò Dante intento a divorare il suo strawberry sundae, e un’ombra di rimorso attraversò i suoi occhi. «Accumulerai risentimento fino a quando l’ultima goccia farà traboccare il vaso. Allora potresti dire o fare cose sbagliate, cose di cui ti pentiresti, che potrebbero rischiare di rovinare tutto.»
    Anche senza seguire lo sguardo di suo padre, Nero aveva colto perfettamente il riferimento di Vergil. Sapeva che parlava per esperienza, un’esperienza che gli era costata molto cara, e lo stava mettendo in guardia perché non commettesse lo stesso errore.
    «Hai ragione» sospirò alla fine. «Le parlerò stasera.»
    Vergil sorrise. «Chiarirete tutto, ne sono sicuro.»

    E come promesso al padre, quella sera stessa, prima di cena, Nero sputò il rospo.
    Tra tentennamenti vari e manifesti momenti di imbarazzo, riuscì finalmente ad esprimere a Kyrie le sue perplessità circa i messaggi che le mandava Laurens. Raccontò dell'episodio di poche sere prima, facendole presente di non aver letto la chat per intero. Le confessò che, per quanto non dubitasse di lei, non era riuscito a smettere pensarci, e avrebbe voluto capire di più il rapporto che aveva stretto col suo collega.
    «Nero...» cominciò Kyrie con un sorriso nervoso.
    «Va bene che tu abbia degli amici maschi» precisò lui, in via preventiva. Certo, non poteva dirsi entusiasta di tali amicizie, perché conosceva fin troppo bene la natura degli uomini e sapeva quali bassi istinti risvegliava in loro la vista di una bella ragazza, ma ehi, lo accettava comunque. «Solo che non ti avevo mai vista così coinvolta e...»
    «Nero» Stavolta Kyrie lo bloccò, posandogli un indice sulle labbra. «Capisco le tue preoccupazioni su Laurens, e mi dispiace di non avertene parlato prima.»
    Nero deglutì, sentendosi annodare lo stomaco. Perché lei non stava negando che quel Laurens non avesse alcuna importanza?
    «Laurens è un cantante, oltre che un caro amico, e sta lavorando su una canzone. Spesso compone le strofe di notte e... beh, sai com’è fatto. Non riesce ad aspettare la mattina per farmele leggere e sapere cosa ne penso.»
    Kyrie ridacchiò, mentre Nero cominciava a sudare senza nemmeno sapere perché. «E che tipo di canzone sarebbe?»
    «Se vuoi, puoi leggerla» disse Kyrie porgendogli il cellulare. «È una specie di canzone d’amore. Più una canzone per dichiararsi al suo amore, in verità.»
    «Ah.» Nero non sapeva ancora bene cosa pensare, e Kyrie rise di nuovo.
    «Tesoro, non hai di che essere geloso, sul serio...»
    Nero allora decise di lasciarsi andare. «Scusami. È che... non ci riesco» Si passò una mano sulla nuca, senza nascondere la sua tensione. «Tu sei così bella, così in gamba. Sei la ragazza che tutti vorrebbero avere e passi tutti i giorni con lui di cui io non so nulla e...»
    «Laurens è gay, tesoro.»
    Nero la guardò sbigottito. «Che?»
    Kyrie rise, coprendosi la bocca con garbo. Naturalmente rideva per l’espressione alienata del suo ragazzo, non per il suo amico. «La canzone è per Don, il ragazzo che gli piace. È una storia un po’ travagliata, la loro, ma Laurens è deciso a fare sul serio e a confessargli quello che prova.»
    Nero sentì ogni singolo muscolo del suo corpo distendersi, mentre un sorriso gli si allargava sulle labbra, assieme ad una sensazione un po’ meno piacevole. «Kyrie? Sono un idiota, scusami.»
    Lei scosse la testa. «No, sei adorabile.»
     
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