I guerrieri di Chardora (Capitolo 4)

Dragon Ball

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    Fandom: Dragon Ball

    Titolo: I guerrieri di Chardora (Capitolo 4)

    Rating: SAFE

    Wordcount: 5000


    COWT Settimana 7, MISSIONE 6 “RIMPIANGERE CIÒ CHE NON È STATO (E PORVI RIMEDIO)”

    Prompt: Prepararsi al viaggio


    Il pianeta Phoziturn era un pianeta assolutamente... bizzarro. Nessun altro aggettivo sarebbe stato più appropriato per definirlo. Avvolto da una pallida nebbia, volgeva silenziosamente lo sguardo all'universo, mostrando ad ogni altro astro celeste il suo manto bianco, così chiaro e luminoso da far invidia persino alle comete. Per Vegeta sarebbe rimasto un pianeta fantasma, se Eddy non gliel’avesse nominato. Phoziturn nascondeva più misteri di quanti se ne potessero immaginare. La luce pallida che emanava era in realtà una barriera in grado di renderlo invisibile agli occhi di molti, ma non di tutti.
    Strano, si disse Vegeta guardando il pianeta dall'interno della navicella. È molto strano. Qui vicino c’era una delle tante basi intergalattiche di Freezer, è impossibile che nessuno abbia mai notato un pianeta del genere.
    L’importante, comunque, era essere giunti a destinazione.
    Mentre la navicella atterrava, Vegeta si chiese che cosa fosse successo sulla Terra in seguito alla sua partenza; si ricordò di Kakaroth e delle ultime parole che si erano scambiati.
    « Cosa intendi fare? Perché questa partenza? »
    « Stai tranquillo, tornerò sano e salvo. »
    Tornerò Kakaroth. Tornerò davvero.
    Dopo l’atterraggio, che filò liscio come il decollo, Vegeta scese dalla navicella e si guardò intorno: era atterrato in un immenso prato bianco, dello stesso colore indefinito del cielo. A dispetto delle apparenze, il clima era caldo e piacevole.
    Il saiyan avanzò lentamente, scrutando l’orizzonte... era tutto così bello e sereno che per un attimo dimenticò la Terra, la famiglia che aveva lasciato, e rimase incantato da quel panorama. Poi, all’improvviso, qualcosa lo urtò duramente.

    « Come hai potuto!? Come hai potuto farlo andare via?! »
    « Bulma, calmati ti prego, io. »
    « Calmarmi?? Mio marito è scappato su una navicella senza dire a nessuno dove andava ed io dovrei CALMARMI!? »
    A casa di Goku regnava il caos. Subito dopo l’inaspettata partenza di Vegeta, Bulma, Trunks e Bra, anche loro svegliati di soprassalto, erano andati a casa di Goku a chiedere spiegazioni. Solo Chichi aveva sentito il campanello di casa suonare, e si era apprestata ad aprire vedendo Bulma. Appresa la drammatica situazione, Chichi si era cimentata in una missione impossibile: svegliare Goku.
    Avendo vinto anche questa disperata battaglia a chi urlava di più, mietendo tra l’altro anche qualche vittima innocente (Goten, Gohan, Videl e Pan dormivano come sassi, poco prima che Chichi cominciasse a sbraitare), Bulma investì di domande un Goku ancora stordito dal sonno.
    « Allora dov’è andato, Goku?? »
    « Te l’ho già detto Bulma, non lo so! »
    « Ma si può sapere cosa gli è preso, per andare via in quel modo!? »
    Bulma singhiozzò.
    « Stai tranquilla mamma » le sussurrò Trunks abbracciandola « Lo troveremo. »
    Alla triste scena, anche Bra sembrò accanirsi su Goku. « Complimenti genio! » strepitò la ragazza « Non gli hai nemmeno chiesto dove andava o come stava...! »
    « Certo che gliel’ho chiesto! » protestò il saiyan « Volevo parlargli... gli ho chiesto dove andava, ma non mi ha dato spiegazioni. Ha detto semplicemente detto che sarebbe tornato sano e salvo. »
    « Oh Goku... Sei uno stupido! Perché non l’hai fermato...!? »
    « Te lo giuro, Bulma, non mi ha dato l’impressione che stesse pensando di andarsene in questo modo. Questa partenza è inaspettata anche per me. Ma se vuoi la mia opinione, sono sicuro che Vegeta tornerà. L’ha promesso lui stesso, e io gli credo. »
    « Non so se tu abbia ragione, Goku. Ma non aspetterò che Vegeta ritorni, senza sapere cosa gli è preso, senza sapere se sta bene o meno... »
    « Cosa intendi fare? »
    « Cercarlo ovviamente! E visto che sei stato tu a farlo andare via, ci aiuterai a trovarlo! »
    « Frena, frena un momento Bulma... » ringhiò Chichi facendosi avanti « Non puoi dare la colpa a mio marito! Magari Vegeta si è semplicemente stancato di te! »
    « MA COME TI PERMETTI? »
    « Per favore, smettetela! Litigare non serve a niente » esclamò Videl, separando le due donne.
    « Videl ha ragione, cara » commentò Goku, cercando di calmare la moglie.
    « Tu non andrai da nessuna parte, Goku! Il tuo posto è qui, con la tua famiglia! »
    « Questa poi...! Goku DEVE andare a cercarlo! »
    « Perché non ci mandi tuo figlio, Bulma?! »
    « Trunks non partirà da solo! Goku è l’unico super saiyan di quarto livello, con lui sarò sicura che non succederà niente di male né a Trunks né a Vegeta! »
    « Credi di poter decidere tu cosa deve o non deve fare mio marito?! »
    « Chichi calmati » disse Goku con serenità « Partirò anch’io, non staremo via molto... anche se probabilmente Vegeta non vuole essere trovato, considerando che se ne è andato come un fuggiasco. »
    « Non mi interessa quello che vuole fare » ribadì Bulma « Io voglio saperlo sano e salvo, qui, tra le persone che lo amano... »
    « Sentite, organizziamoci per la partenza e nel frattempo cerchiamo una rotta da seguire. Non possiamo partire per lo spazio senza una meta, quindi cercheremo di risalire alle ultime coordinate impostate dalla navicella che ha preso mio padre » disse Trunks.
    « Benissimo » fece Goku, con un sorriso.
    « Vedrai mamma, lo troveremo! »

    « Ma che diavolo...? »
    Vegeta restò sbalordito vedendo cosa lo aveva colpito: un bambino. All'apparenza era appena un neonato con un paio di piccole ali che svolazzava di qua e di là. Aveva grandi riccioli biondi, due occhioni azzurri e... un paio di piccole antenne. Non appena urtò Vegeta, il piccolo alieno cominciò a squadrare il saiyan in lungo e in largo, incuriosito.
    « Gacchaaaaan! Dove sei!? » urlò la voce di una bambina.
    In un nuvolone di polvere, apparve una paffuta ragazzina dai lunghi capelli viola. Portava un paio di occhiali e aveva una curiosa espressione dipinta sul volto.
    « Hoyoyo! » esclamò guardando Vegeta « Ciao! Come ti chiami? »
    Vegeta rimase a fissarli senza parole. Che razza di pianeta era quello? La ragazzina sembrava umana, ma il bambino non poteva esserlo di certo.
    « Oh Gacchan, forse gli hanno tagliato la lingua, o forse ci sente male! CIAO! IO SONO ARALE! E TU COME TI CHIAMI? »
    « Smettila di urlare, mocciosa! Non sono sordo! »
    « Ma allora parli! Allora puoi dirmi come ti chiami? »
    « Non sono affari tuoi, ragazzina. Piuttosto, ho la speranza di trovare qualche adulto in questo pianeta? »
    « Adulto...!? Ah!, c’è il mio fratellone e la signorina Midori! Ehi ma cosa...! Sai volare?! »
    « Certo che so volare... » disse Vegeta, spazientito, levitando da terra.
    « Eh?! Ma dove vai?? »
    « A cercare qualche adulto... »
    «Ma ti ci porto io! »
    « Meglio di no. »
    « E io invece dico di sì! » urlò Arale, afferrando Vegeta per un braccio e trascinandolo verso casa.
    Questa ragazzina ha una forza inaudita! pensò il saiyan, esterrefatto.
    « Aspetta un secondo... » disse Vegeta liberandosi dalla stretta della bambina « Su questo pianeta siete tutti così forti? Come te? »
    « Mh... Ti rispondo solo se mi dici come ti chiami! »
    Il saiyan sospirò. « Vegeta. »
    Gacchan sobbalzò di scatto e farfugliò qualcosa ad Arale, che parve capire all’istante.
    « Ma tu sei il principe dei saiyan! Lo diceva il fratellone, che saresti arrivato! »
    « Come? Non sarà Eddy, tuo fratello...? »
    « Oh no, no! Eddy è il nostro principe! Il mio fratellone è uno scienziato! Si chiama Sembee Norimaki. Mi ha parlato lui di te, devi venire a casa con me! Sono sicura che mi farà un bel regalo se ti porto da lui! »
    Beh, uno scienziato dovrebbe essere in grado di darmi informazioni precise, si disse Vegeta.
    « D’accordo, andiamo. »
    « Seguimi!! »
    Arale sfrecciò velocissima verso casa sua, e Vegeta, sempre più colpito dalla sua energia, la seguì sfrecciando ad altissima velocità, volando a pochi metri dal suolo.
    Era un paesino tranquillo quello dove abitava la piccola Arale, si articolava in una campagna praticamente priva di traffico, dove si respirava una gran pace. La casa del Dott. Slump sorgeva in un punto isolato, molto distante dal centro abitato del paese.
    « Fratellone! » squillò la voce della bambina, non appena fu nei pressi della villetta.
    « Arale, sei tu cara? »
    Una giovane donna bionda aprì la porta. Aveva un grembiule allacciato alla vita, uno di quelli che usava anche Bulma per cucinare, pensò Vegeta, e subito il suo stomaco si contrasse dalla fame.
    « Ciao Midori! Guarda, ho trovato il principe dei saiyan! »
    « Mio Dio... Molto lieta di conoscerla! Mio marito sarà entusiasta di vederla! Prego, entrate! »
    Vegeta entrò in silenzio nell'accogliente salotto della casa. Su ogni mobile c’erano strane invenzioni che non aveva mai visto e non immaginava neanche a cosa servissero; la tavola era già imbandita e i piatti aspettavano solo di accogliere il pranzo.
    Midori andò a chiamare il dottor Slump, mentre il saiyan sedette sul divano, chiedendosi che diavolo stesse facendo su quel pianeta così strano e sperduto mentre sulla Terra la sua Bulma e i suoi figli stavano sicuramente preoccupandosi per lui e chiedendosi il perché della sua partenza.
    Dall’altra stanza si udì una distinta esclamazione e il rumore di un tavolino cadere a terra, mentre la voce di Arale squillava di nuovo come una sirena.
    « Mi farai un bel regalo, ora, vero fratellone? Vero?! »
    Finalmente la porta si aprì e ne uscì un uomo dai capelli neri, corti, e gli occhi scuri. Aveva un camice bianco e un’espressione di meraviglia stampata in faccia.
    « Buongiorno...! Lei è... lei dev’essere... »
    « Vegeta. E lei dev’essere lo scienziato, il dottor Slump. »
    « Sì, infatti... siamo lieti di accoglierla nel nostro pianeta principe... ehm altezza... »
    « Il vostro principe, Eddy, mi ha detto che avrei potuto seguire un allenamento speciale su questo pianeta » tagliò corto Vegeta.
    « È esatto, la stavamo aspettando proprio per questo motivo, anche se pensavamo che ci avrebbe messo un po’ ad arrivare. »
    « Ebbene? Dov’è che dovrei allenarmi? E cosa dovrei fare di preciso? »
    « Oh... non vorrà cominciare immediatamente? È appena arrivato... forse dovrebbe prima... »
    « Non venuto qui per un viaggio di piacere. È ovvio che voglio iniziare immediatamente! »
    « D’accordo, però non sono autorizzato a spiegarle tutto, è una cosa complicata e... Sarà meglio informare il principe del suo arrivo. »
    Vegeta sbuffò, riappoggiandosi stancamente allo schienale del divano mentre il dottor Slump, intimidito dal carattere aggressivo del saiyan, spariva verso il suo studio. Nel frattempo, Midori entrò vestita con un grazioso completo azzurro e i capelli legati elegantemente in una coda.
    « Principe Vegeta, dev’essere stanco dal viaggio, vuole mangiare qualcosa con noi? »
    Malgrado Vegeta non si sentisse a proprio agio tra quegli stranieri, accettò di buon grado l’invito e si alzò per sedersi a tavola, preceduto da un’affamatissima Arale.
    « Midori, dobbiamo proprio aspettare il fratellone!? »
    « Oh, non sta bene far aspettare gli ospiti! Cominciamo pure. »

    Dopo l’ottimo pranzo, un po’ disturbato dalle occhiate furtive e curiose del dottor Slump, Vegeta udì qualcuno bussare alla porta.
    « È Eddy! » gridò felice Arale.
    Vegeta si voltò per veder entrare il giovane principe del pianeta Phoziturn con una strana divisa. Gli occhi azzurri del ragazzo sorrisero e il suo volto si illuminò, non appena lo vide.
    « Principe Vegeta, è un onore vederla qui! »
    Vegeta assentì col capo e continuò ad osservare un po’ perplesso lo strano vestito del ragazzo.
    « Oh... è la mia divisa di accademia... » disse Eddy notando lo sguardo del saiyan « È da lì che vengo. »
    Eddy si voltò verso la porta.
    « Su, ragazzi, avanti, che aspettate ad entrare? »
    Una ragazzina dai capelli neri entrò pian piano in soggiorno, come se temesse che un cannone pronto al fuoco potesse spararle addosso da un momento all’altro.
    « Ciao Armony! » esclamò felice Arale.
    La ragazzina alzò la testa e i suoi grandi occhi castani guardarono per un attimo quelli di Arale, spostandosi poi fulmineamente su quelli di Vegeta. Il suo viso avvampò e torno a guardare a terra.
    In quel momento entrò anche un altro ragazzino con lo stesso sguardo sommesso di Armony. Era gracile e molto pallido, aveva un taglio di capelli molto simile a quello che portava Trunks, ma i capelli erano castani e gli occhi di un verde molto chiaro. Era evidente che i ragazzini fossero turbati dalla presenza di Vegeta.
    « Deve scusarli, sono un po’ imbarazzati » sorrise Eddy.
    « Non capita tutti i giorni di vedere... l’ultimo esponente della famiglia reale dei saiyan... » farfugliò il ragazzino dai capelli castani guardando timorosamente Vegeta.
    « Per noi è un grande onore...! » esclamò Armony, chinando il capo in segno di inchino.
    « Prima le presentazioni. Principe Vegeta, lei è Armony, mentre lui è Steve, sono miei amici. I miei migliori amici. »
    Vegeta restò in silenzio, in attesa che Eddy gli parlasse del famoso allenamento per cui aveva fatto tutta quella strada.
    « ...Immagino che si stia chiedendo quando comincerà ad allenarsi. Posso dirle in anticipo che sarà un allenamento molto impegnativo. Almeno all’inizio sarà difficile ma... dopo i primi cinque o sei guerrieri si abituerà. »
    « Cinque o sei guerrieri? Cosa significa? » chiese il saiyan un po' perplesso.
    « Le spiegherà tutto il suo primo maestro, tra non molto, ma penso di poterle accennare qualcosa. Dunque, per completare l’allenamento lei dovrà battere dodic... ehm, volevo dire undici guerrieri. Ogni guerriero è dotato di grande forza, ma soprattutto di grandi poteri psichici. Ognuno di essi le insegnerà tecniche sempre diverse. »
    « Undici guerrieri... » commentò pensieroso Vegeta. Quando tempo avrebbe impiegato a batterli tutti?
    « Le ripeto che non sarà facile, principe Vegeta. L’ultimo guerriero ha impiegato dieci anni a completare l’addestramento... per questo motivo devo chiederle se è deciso a intraprendere questo viaggio. »
    « Mi sorprendi, ragazzino » ghignò Vegeta « Sei stato tu, se non sbaglio, ad insistere perché seguissi questo allenamento, e ora mi chiedi se ho ripensamenti? »
    « Ne sono consapevole. Ma vede, sono le regole... una volta cominciato l’allenamento non può più andarsene senza averlo terminato. È sicuro di poter stare tanto tempo via da casa? »
    « Non sono un codardo, e sono libero di fare ciò che voglio. »
    « D’accordo... Sta bene allora. Se vuole seguirmi, le presenterò il suo primo maestro, e le daremo il benvenuto ufficiale nell’accademia dei campioni. Tutta la popolazione aspetta di vederla. »

    Dopo i saluti al dottor Slump e alla sua famiglia, il gruppo di guerrieri uscì di casa. Eddy precedeva Vegeta insieme ad Armony e Steve, notevolmente nervosi.
    Dopo qualche metro, raggiunsero un elegante mezzo di trasporto, non troppo diverso dalle aeromobili che fabbricava la Capsule Corporation sul pianeta Terra. Eddy fece cenno a Vegeta di entrare. Il saiyan restò sorpreso.
    « Non sai volare? »
    « Emh... no. E sarebbe meglio che andassimo tutti in macchina. Su Phoziturn in molti sapranno già del suo arrivo, per cui l’accademia sarà gremita di curiosi e di giornalisti.
    A Vegeta salì in auto senza protestare e non parlò più per il resto del viaggio.
    La città dove abitava Eddy, la capitale, era immensa e sfoggiava palazzi signorili. L’accademia era praticamente una fortezza enorme che svettava più alta tra tutti gli altri palazzi, un tripudio di eleganza, immersa nel cuore della città.
    Vegeta notò un po’ nervosamente che tutti gli abitanti si erano riuniti nelle strade e sbirciavano dentro la macchina. La gente era affacciata da tutti i balconi, da tutti i portoni dei negozi, e anche nell’accademia di Eddy le giovani reclute s’erano sporte dalle finestre delle aule: nessuno a quanto pareva, voleva perdersi l’arrivo del principe dei saiyan, nuovo aspirante campione di Phoziturn.
    « Eccolo là! Quello è il palazzo dove risiedono i guerrieri! »
    Vegeta guardò l’enorme edificio che gli indicava Eddy, una sede imponente, distaccata dall’accademia. Ma ciò che il principe notò prima delle dimensioni del palazzo fu la folla di gente che si accalcava all’ingresso e che spingeva per entrare. Eddy sorrise all’espressione esterrefatta di Vegeta.
    « Come ci si sente ad essere una celebrità? »
    Poco dopo, riuscendo in qualche modo a farsi largo tra la folla, Vegeta, Eddy, Armony e Steve entrarono nel palazzo. Armony e Steve dovettero prendere posto nella sala riservata ai civili, mentre Eddy portava Vegeta nella sala grande, dove il primo guerriero attendeva il suo allievo.
    « Si può? » chiese Eddy, bussando alla porta.
    « Avanti, prego. »
    Entrarono. Li accolse uno stanzone ricoperto da tappeti e adornato con enormi dipinti ad olio. Al centro dell’ambiente, troneggiava un immenso tavolo in legno con undici sedute.
    « Buonasera, principe Eddy » salutò uno strano personaggio accanto alla libreria della stanza « ...e buonasera anche a lei principe Vegeta, benvenuto su Phoziturn. Io sono Shark, il primo dei dodici guerrieri che vi troverete ad affrontare. »
    “Non erano undici?” si domandò Vegeta, soffermandosi poi a guardare il guerriero che aveva di fronte. Era molto diverso dagli altri abitanti - che erano per lo più identici ai terrestri. Aveva una carnagione azzurra, chiarissima, e un taglio di occhi sottile. Il colore di quegli occhi gli diede quasi i brividi. Sembrava che di colore non ne avessero, per la verità; erano bianchi come il ghiaccio e sembravano poter trapassare ogni cosa su cui posavano lo sguardo. I capelli erano viola, tagliati corti tranne che per un ciuffo molto più lungo che gli ricadeva sulla fronte. Era uno alieno insolito, persino per Vegeta.
    « Dovete perdonare la confusione, principe Vegeta... ma sono certo che capirà il motivo di tanto scalpore » disse serenamente Shark.
    « No, non lo capisco » rispose Vegeta bruscamente puntando i suoi occhi in quelli del guerriero.
    « Sua altezza Eddy non ve l’ha detto? È da moltissimi anni che non viene nessuno ad intraprendere il nostro allenamento. Per di più, voi siete il primo saiyan... il principe dei saiyan » Shark lo scrutò a lungo col suo sguardo di ghiaccio, poi si voltò e fece cenno a Vegeta di uscire dalla sala. « Adesso è proprio ora di andare, i miei colleghi vi attendono. Prego altezza, da questa parte. »

    « Ti ho portato del caffè mamma... »
    « Grazie, tesoro... »
    Bulma era rimasta in camera sua per tutta la mattina e a pranzo si era limitata a piluccare qualcosa dal piatto. Non le sembrava ancora possibile che Vegeta fosse partito in quel modo, senza dirle nulla.
    « Mamma... vedrai che Trunks e Goku troveranno papà molto presto. »
    « Lo spero, cara. »
    Bra cercava di consolare la madre, ma, suo malgrado, non riusciva a dire niente che potesse esserle davvero di conforto. Aveva paura anche lei. Paura che suo padre non tornasse più a casa.
    Bra non sapeva che una volta Vegeta era abituato a viaggiare per lo spazio e che le sue assenze prolungate non erano una novità, ed era molto preoccupata per quella strana situazione.
    « Posso fare qualcosa, mamma...? »
    « Hai già fatto molto » rispose Bulma abbozzando un sorriso.
    « Va bene... chiamami, se hai bisogno. »
    Bra uscì dalla stanza da letto chiudendo la porta dietro di sé.
    Bulma andò a sdraiarsi sul letto, stringendosi al cuscino e ricordando che fino a nemmeno ventiquattro ore prima, nell’altra metà del letto, ci stava l’uomo che amava, suo marito. Una volta Bulma era abituata alle sue partenze per altri pianeti, quando ancora non erano sposati ma avevano già un figlio; ricordava che Vegeta andava ad allenarsi in vista del combattimento contro gli androidi, che un giorno come un altro usciva e non tornava per giorni o per settimane. L’unica volta in cui l’aveva avvisata che sarebbe mancato "per un po’" mancò quasi un mese e mezzo, per poi ritornare come super saiyan.
    Ma Bulma non era più abituata alle partenze inaspettate di Vegeta. Erano anni, ormai, che non si spostava più dalla Terra, e dopo le mille peripezie passate con Cell e Majin Bu, suo marito aveva imparato a comportarsi come un normale terrestre, a vivere come vivevano tutti, in pace e serenità.
    Era talmente cambiato... portava persino Bra a fare compere senza lamentarsi troppo, accettava anche i suoi pettegolezzi con Chichi senza fiatare. Dunque perché, tutto ad un tratto, questa partenza più simile ad una fuga? Possibile che fosse veramente stanco di lei?
    Bulma si alzò lentamente e camminò fino al grande comò che ospitava tutti i suoi ricordi più belli, immortalati in fotografie. Ne prese una, l’unica di Vegeta che aveva (lui odiava farsi fotografare e per di più odiava sorridere): aveva lo sguardo serio e guardava altrove, era stata scattata cinque anni dopo la sconfitta di Cell, una settimana prima che iniziasse il torneo Tenkaichi. Ricordava ancora i suoi capelli lunghi... da quando li aveva tagliati, sembrava aver tagliato anche il suo modo di essere così freddo e orgoglioso.
    « Ehi... mamma... Posso entrare? » chiese dolcemente Trunks aprendo piano la porta.
    « Entra pure, Trunks » rispose Bulma senza distogliere lo sguardo dalla foto.
    « Stai bene, mamma? »
    « Sì. Per quanto si possa stare bene in questa situazione. »
    Trunks osservò la foto che la madre teneva tra le mani e sorrise.
    « Papà... ancora con i capelli lunghi! »
    « Già... Non gliel’ho mai detto, ma mi piacevano molto così, nonostante fossero talmente disordinati...! »
    « Non sei stata tu a convincerlo a tagliarli? »
    « È vero, e un po’ mi dispiace di averlo fatto » disse Bulma, rammaricata « Da quando li aveva tagliati sembrava cambiato completamente, non trovi? »
    « Effettivamente sì, ora che me lo fai notare. »
    « E invece non è cambiato per niente. Che stupida... » Bulma strinse la foto con rabbia, senza riuscire a fermare le lacrime « È sempre il solito, lui. Fa quello che gli pare e piace, senza rendersi conto che qualcuno soffre per questo suo comportamento impossibile. Non gli importa dei sentimenti degli altri, non gli è mai importato. »
    « Mamma... ti prego non dire così. »
    « Erano anni che non combinava una cosa simile. Che diavolo gli è saltato in mente?! Nemmeno un avviso, nemmeno un saluto! Come se fossi una perfetta sconosciuta! Se non voleva più stare qui, perché non me lo ha detto? Lui è senza scrupoli, quindi cosa gli costava dirmi che era stanco di me o di... di tutto...? »
    Adesso era tutto chiaro. Trunks capì perché sua madre era così ansiosa di ritrovare suo padre. Non perché fosse preoccupata per lui, non solo, almeno. Bulma era preoccupata che Vegeta non l’amasse più, che ne avesse abbastanza di lei e della sua vita.
    « Calmati, ora, mamma. Papà non se n’è andato perché è stanco di te e della vita che ha qui, ne sono sicuro. Ha ragione Goku: probabilmente, ha sentito il bisogno di stare da solo. O forse ci sono altre motivazioni che non sappiamo, e che non ha potuto rivelarci. »

    Erano trascorse un paio d’ore da quando Vegeta, Eddy e Shark erano entrati nella grande sala che accoglieva la stampa e gran parte del pubblico, e Vegeta non desiderava altro in quel momento che tornarsene a casa. Tutti lo fissavano, lo guardavano come se fosse una specie di reliquia uscita da una tomba; inoltre, si stava annoiando. Il discorso di benvenuto di Shark era stato interminabile, per non parlare della lezione sul potere psichico che avrebbe dovuto sviluppare durante l’allenamento.
    In poche parole, gli elementi fondamentali da ricordare riguardo al potere erano tre. Uno: il potere psichico non corrisponde alla forza fisica. Due: un guerriero ha bisogno del potere psichico per la gestione e l’accrescimento del ki. Tre: il potere psichico può essere allenato solo se la mente del guerriero è elastica e disposta al cambiamento.
    « ...e pertanto, invito Vegeta, principe dei saiyan, a ricevere questo... » annunciò finalmente Shark mostrando alla folla qualcosa « Il primo passo verso un lungo viaggio di cambiamento e di trasformazione! »
    Vegeta si alzò e vide che Shark gli porgeva una sottile catena d’argento, priva di ciondolo. La prese, chiedendosi che tipo di poteri celasse.
    « Principe Vegeta, battendo i guerrieri che risiedono in questo palazzo, me compreso, riceverà i pezzi di un medaglione molto importante. Quando la pietra sarà completa, avrete terminato ufficialmente l’allenamento. »
    « Cosa intende per ‘battere’ i guerrieri? » chiese il saiyan.
    Shark sorrise, senza il minimo turbamento. « Eliminare fisicamente »
    Vegeta restò di stucco un’altra volta. « Devo uccidervi? »
    « Esatto, a meno che qualcuno non si ritiri, cosa di cui dubito fortemente » rise Shark. « Ma mi sono dilungato abbastanza con le spiegazioni. Passo a presentarvi gli undici guerrieri che incontrerete dopo di me... »
    Tra gli applausi della folla, entrarono in sala undici strani personaggi in una tribuna un po’ più distante da quella di Vegeta. Erano alieni di diversa provenienza, ma, notò subito il saiyan, possedevano tutti un grande spirito combattivo.
    “Stanno trattenendo le loro aure... e nonostante questo sono così potenti?"
    « Ve li nominerò soltanto, perché avrete modo di conoscerli voi stesso... sempre se riuscirete a superare il sottoscritto, s’intende. »
    Il pubblico rise e Vegeta sbuffò, stizzito. “Ti farò abbassare la cresta prima di quanto immagini, Shark.”
    Come se avesse avvertito i suoi pensieri, l’alieno dalla pelle azzurra si voltò a studiarlo. Gli sorrise, emblematico, quindi proseguì a presentargli i guerrieri.
    « Il secondo guerriero che affronterete è Tassel, un vero esperto nei poteri illusionistici. Il terzo è Klast, che, come tutti ricorderanno, dispone di strabilianti poteri naturali e di un'innata ipervelocità... »
    Vegeta si voltò e vide i due guerrieri venire avanti e alzare la mano per salutare il pubblico.
    « ...Il quarto è Manfred, capace di trasformare la sua massa muscolare sfruttando il suo potere psichico. Il quinto, Frees, è un campione nel volo, e sarà senza dubbio di grande aiuto per i viaggi interspaziali... »
    « I viaggi interspaziali...? » chiese Vegeta, inarcando un sopracciglio.
    Shark non gli rispose. Evidentemente non gradiva essere interrotto.
    « ...La sesta è la nostra Enty... una guerriera formidabile, posta esattamente a metà dell'allenamento psichico... superare lei vorrebbe dire accedere alla fase finale. Ma veniamo al settimo, Kronos, dotato di particolari poteri capaci di spaziare nel tempo... L’ottavo, Yang, è maestro del potere bianco, esperto nelle tecniche energetico-difensive. E la nona è la nostra splendida Anima...! » Shark fece l’occhiolino alla meravigliosa donna dalla carnagione chiara come l’avorio, che per tutta risposta gli lanciò un’occhiataccia di rimprovero.
    « Stia molto attento, altezza, è tanto bella quanto letale in battaglia » disse Shark a Vegeta, sollevando nuove risa dalla folla. « Il decimo è Yin, che, a differenza del fratello Yang, è maestro del potere oscuro ed esperto nelle tecniche energetico-distruttive. Infine abbiamo Synodia... un guerriero di incomparabile preparazione tecnica e psichica, da molti definito, e non immeritatamente, la sintesi di tutti gli 10 guerrieri che lo precedono. »
    Una voce si levò più alta tra il pubblico, e gridò: « Come mai non nominate la regina Chardora? »
    Shark s’incupì e lanciò un’occhiata severa alla folla.
    « Siamo nel bel mezzo di una celebrazione, signori. Il vostro entusiasmo è apprezzato, purché manteniate il doveroso contegno. Se non ne siete in grado... quella è la porta. »
    Il portone d’ingresso si spalancò sotto il gesto imperativo di Shark, facendo entrare una folata di vento gelido in sala (l’escursione termica tra giorno e notte, su Phoziturn, era notevole). una porta con il semplice potere psichico era davvero cosa da poco per un guerriero di quel calibro, ma tutti rimasero ugualmente in un silenzio tombale.
    Shark tornò a rivolgersi a Vegeta, ammutolito come gli altri.
    « Sarete sicuramente ansioso di scoprire voi stesso i nostri poteri, pertanto la informo che il suo allenamento avrà inizio domani mattina. Useremo il ring che vedrete una volta uscito, il principe Eddy sarà certamente felice di mostrarvelo. L’allenamento inizia all’alba e termina al tramonto, con le dovute pause per permettervi di rifocillarvi. A palazzo è già stata predisposta una stanza per voi, dove potrete riposare quando non vi allenate. Tutto chiaro? »
    Vegeta annuì.
    « Prima di cominciare, Vegeta, devo ricordarle che una volta intrapreso questo allenamento, non potrà più andarsene senza averlo terminato. »
    « Ne sono consapevole. Me l'ha già detto il vostro principe, e non ho nulla da obiettare in proposito » rispose impassibile il saiyan.
    « Molto bene » sorrise Shark, ancora con quello sguardo di ghiaccio che sembrava poter scavare nell’anima « Non mi resta che darle il benvenuto ufficiale sul pianeta Phozitur, e augurarle buona fortuna per il percorso che sta per intraprendere. »
    La folla applaudì, insieme agli undici guerrieri presentati poco prima da Shark.
    Vegeta si congedò, salutò quello che sarebbe stato il suo primo avversario e in breve tempo raggiunse la camera che gli era stata assegnata. Era impaziente di iniziare l’allenamento di cui tanto aveva sentito parlare da Eddy e dai soldati di Marplex, quando ancora non era che un ragazzino.
    Allargò la mano per guardare di nuovo la catenina che Shark gli aveva dato alla fine del discorso. Ora che la osservava con più attenzione, notò che c’era una specie di anello come ciondolo, attraversato da sottili sezioni sicuramente pensate per alloggiare undici gemme. Al centro del medaglione, una singola placca d’argento, grande poco meno di una moneta. L’incisione al suo interno diceva: ‘Il cuore di Chardora’.
    Un allenamento capace di conferire poteri psichici... Undici guerrieri... Una regina...
    Ma Phozitur non aveva una sovrana: Eddy era l’erede al trono ed era orfano, per sua stessa ammissione.
    Vegeta lanciò uno sguardo al cielo notturno, oltre il vetro di una finestra, ripensando alla domanda che qualcuno aveva posto durante la cerimonia di benvenuto.
    Quali segreti si celavano dietro la nebbia perenne di quello strano pianeta?
    Non aveva che da scoprirlo. La sua avventura su Phozitur era appena cominciata.
     
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