Urla nella notte

Devil May Cry

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    The storm is approaching

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    Red Grave

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    Anonymous
    Fandom: Devil May Cry

    Titolo: Urla nella notte

    Rating: SAFE

    Genere: Horror

    Wordcount: 700

    COWT Settimana 3, Missione 1: Luna nuova





    L'aria era gravida di tuoni la notte in cui i demoni scoprirono l’esistenza dei figli di Sparda.
    A Red Grave era passata da poco la mezzanotte e non una luce rischiarava le campagne fuori città. Le finestre erano sprangate in ogni abitazione per il temporale imminente che, secondo le previsioni meteo locali, avrebbe investito l’intero paese fino alle prime ore dell'alba, con raffiche di vento fortissime e piogge alluvionali.
    Eva e Sparda erano andati a dormire verso le dieci, quella sera, inspiegabilmente inquieti; forse preoccupati dal cielo plumbeo che covava la tempesta o forse da qualcos’altro, come un cupo presagio, una sensazione sinistra che non riuscivano a spiegarsi ma che strisciava velenosa nel loro inconscio.
    Dormivano profondamente nella loro villa alla periferia di Red Grave quando d’un tratto udirono, in mezzo ai rombi dei tuoni in lontananza, il fracasso di una finestra che andava in mille pezzi.
    Eva scattò a sedere, drizzando le orecchie nell'oscurità. Avvertì immediatamente le folate di vento che ululavano nel corridoio, e i versi rochi di creature che non aveva mai udito prima nelle campagne vicino casa.
    Un attimo dopo, un tonfo. Poi, il vagito disperato di un neonato.
    «Sparda, i bambini!» gridò terrorizzata, correndo fuori dal letto.
    «Resta qui!» Le urlò lui, già in piedi, precipitandosi fuori dalla stanza con una furia che Eva non gli aveva mai visto in corpo.
    Col cuore che gli pulsava in gola, Sparda corse nel corridoio, raggiunse la porta della camera dei figli e la spalancò.
    Davanti alla culla lacerata, riversa a terra, c’erano due orrende creature coperte di scaglie al posto dell’epidermide. Erano enormi e avevano una forma solo vagamente umanoide, con grappoli di lunghi artigli al posto delle dita e piccoli occhi malefici, incastonati in un cranio piatto e appuntito, simile a quello dei rettili.
    Blades. Come possono trovarsi ancora sulla Terra?!
    Sparda non ebbe il tempo di cercare una risposta. Un demone volse lo sguardo famelico su di lui e lo caricò con le mascelle spalancate, grondanti di saliva. Il secondo puntò invece alla culla, dove il frutto del suo amore e di Eva piangeva, inconsolabile, in preda al panico.
    Sparda si lanciò in avanti, abbassandosi all’ultimo istante per schivare l’assalto del primo demone. Puntò dritto al volto del secondo. Non aveva la spada con sé, ma la paura di perdere i suoi figli si rivelò un’arma assai più brutale ed efficace. Con una sola mano trapassò il cranio del Blade, imbrattandosi di sangue e materia cerebrale fino al gomito. Il suo volto e le sue fattezze umane scomparvero in un istante, rivelandolo per il demonio che era; il Cavaliere Nero che tutto l’underworld aveva imparato a temere e a odiare.
    Sparda... traditore!
    La creatura ancora in vita strillò, volandogli addosso con un balzo. Sparda le andò incontro, spalancando le ali e conficcandogli gli artigli nel petto.
    Non potrai proteggerli per sempre!
    Sparda serrò i denti e affondò le dita ancora più in profondità nella carne putrescente del demone, finché quello non spirò, tra lamenti acuti e grida disumane.
    «Peccato tu non possa raccontare ai tuoi simili cosa succede, a minacciare i miei figli.»
    Il Cavaliere Nero tornò a terra e abbandonò sul tappeto il corpo della creatura. Non aspettò di vederla dissolversi in un cumulo di polvere, come accadeva ad ogni demone di second’ordine.
    «Dante! Vergil!»
    Aggirò i corpi dei Blade e raggiunse i figli, vicini alla culla. Dante piangeva dando fondo a tutta l’aria che aveva nei polmoni, stretto al corpicino di Vergil, che, di contro, non fiatava: fissava il volto insanguinato del padre con un'espressione singolare negli occhi, non di paura ma di vivida curiosità.
    «Va tutto bene, piccoli...» Mormorò Sparda, chinandosi su di loro e sollevandoli. Aveva dimenticato di avere un braccio completamente insanguinato, però, e quando accarezzò la testa dei gemelli, li macchiò entrambi.
    Non potrai proteggerli per sempre, Sparda, ripeté la voce perversa del demone nell’arcaica e oscura lingua dell’underworld, dimenticata dagli uomini.
    Un lampo illuminò improvvisamente la stanza e il sangue fresco delle creature brillò maligno sui capelli candidi di Dante e Vergil, facendo tremare per la prima volta il cuore del leggendario Cavaliere.
    «Lo farò, invece» giurò Sparda in un sussurro, stringendosi forte al petto Dante e Vergil.
     
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