Stronzo ma sincero

Devil May Cry (principale)

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    Fandom: Devil May Cry (principale)

    Titolo: Stronzo ma sincero

    Rating: SAFE

    Genere: commedia, demenziale

    Note: Meta-Fandom, Crossover

    COWT Settimana 2, Missione 3: Le sinfonie celestiali - Bugo e Morgan - Sincero



    Il Microsoft Theater rifulgeva maestoso nel cuore di Los Angeles, proiettando luci e colori sulla piazza, sulle facciate dei negozi e sugli edifici che costeggiavano la Chick Hearn Court.
    L'auditorium era gremito, non una poltrona vuota su ben settemilacento posti a sedere, senza considerare le postazioni extra, riservate alla stampa e ai membri dell’orchestra, collocate ai piedi del palco; ma era nulla in confronto al pubblico accalcato all'esterno del palazzo, che ammontava almeno al doppio degli ospiti in sala. La folla era ovunque e di qualunque età: coppie, famiglie, gruppetti di over 30 radunati nel piazzale principale, comitive di ragazzi e di giovanissimi adolescenti riversati nel viale alberato, quasi a ridosso della strada. Elettrizzati ed euforici, tutti se ne stavano con gli occhi incollati ai giganteschi maxischermi che il team Microsoft aveva fatto installare fuori dal teatro per mostrare in diretta lo spettacolo che si svolgeva sul palco. E nonostante l’enorme affluenza di questo pubblico, capace di congestionare il traffico e di infiammare l’intero quartiere del centro di Los Angeles con canti, cori ed esultanze, la fetta maggiore degli spettatori era altrove, silenziosa, visibile solo ai contatori di Twitch e delle principali piattaforme di streaming online, collegata da ogni parte del mondo, dall’America all’Europa, dall’Europa all’Asia, dall’Africa all’Australia. Gli spettatori virtuali erano milioni ed erano tutti attraversati, esattamente come il pubblico presente fisicamente all’evento, dalla stessa euforia e trepidazione.
    Era il 12 dicembre 2019 e come ogni anno dal 2014, a Los Angeles si celebravano i Game Awards, cerimonia di premiazione più importante al mondo per l'industria videoludica. Una serata di cinque ore all’insegna del divertimento e dell’intrattenimento; un tripudio di musica, spettacoli ed effetti speciali che coinvolgeva centinaia di milioni di persone tra produttori, sviluppatori, game designers, giornalisti, videogiocatori, nerd e appassionati, e naturalmente loro, le star indiscusse di quella che era all’unanimità considerata la notte degli Oscar dei giochi elettronici: gli eroi dei videogames (in gergo indicati come VIPG: Very Important PG).
    Il presentatore di quella sesta edizione dei Game Awards, elegantissimo quella sera nel suo frac nero, abbinato ad un paio di candidi guanti costellati di piccoli swarovski, era il leggendario Super Mario, direttamente da casa Nintendo.
    In molti avevano criticato la scelta di affidare a lui la conduzione degli Awards, per certe dichiarazioni fatte sulle ospiti femminili prima del festival (tra cui la prorompente Lara Croft, la fortissima Chun-Li e la principessa Zelda) e non meno per i presunti favoritismi fatti al fratello Luigi, protagonista di Luigi’s Mansion 3, che quell’anno aveva ricevuto una nomination e gareggiava per il titolo di miglior videogioco per famiglie (per non parlare del fatto che lo stesso Mario aveva recitato in Super Smash Bros Ultimate ed era pure lui in lizza per miglior gioco per famiglie, miglior picchiaduro e miglior videogame dell’anno).
    Al di là di tutte le polemiche e le malelingue, comunque, l’idraulico più famoso di casa Nintendo era perfetto nel ruolo di presentatore, non solo perché amato e osannato da intere generazioni di players, ma perché capace di intrattenere, di fare ridere il pubblico e, cosa ancora più importante, di gestire le situazioni di crisi durante lo show. Lo dimostrò ampiamente a circa tre ore dall’inizio dello spettacolo quando, sul palcoscenico sfavillante del Microsoft Theater, veniva proclamato il miglior action game del 2019.

    «Ci siamo.» Bisbigliò Nero, seduto tra le file degli spettatori, mentre sul palco Super Mario salutava con una calorosa stretta di mano Sam Porter Bridges - portavoce di Death Stranding, vincitore del premio per la miglior regia - affiancato dalla bella principessa Peach. «Tra poco sapremo se siamo il miglior action game dell’anno.»
    Kyrie, seduta alla sua destra, gli accarezzò dolcemente la mano.
    «Stai tranquillo, Nero. Hai fatto un ottimo lavoro, i players ti adorano e comunque vada, è già un ottimo risultato essere arrivati fin qui. Non credi?»
    «Sì, certo» replicò Nero, unendosi distrattamente agli applausi del pubblico in sala. «È solo che... sarebbe un peccato non vincere, arrivati a questo punto.»
    Kyrie sorrise. Era stupenda nel suo abito bianco e dorato che le lasciava scoperte le spalle e le fasciava la vita sottile, e Nero per un attimo ne fu rapito, dimenticando tutto il resto.
    «Sono sicura che andrà bene...» sussurrò Kyrie, avvicinandosi alle sue labbra.
    «Cazzo, DEVE andare bene!» proruppe Nico, in tempismo perfetto per spezzare la magia del momento. Si sporse dalla sua poltrona e schiaffò in faccia a Nero il suo smartphone, collegato sulla diretta streaming dei Game Awards. Diede una scrollata alla pagina, finché non arrivò sulla lista dei commenti del pubblico in tempo reale. «Hai visto quanti fan ci vogliono vincitori?? Sono tantissimi, fuck yeah!»
    In effetti, la lista era piena di “DEVIL MAY CRY 5 BEST GAME EVER!!”, “DEVIL MAY CRY > CALL OF DUTY”, “FEEL THE POWER OF SPARDACEST!” e commenti simili, corredati da emoji di cuori, stelline e faccine adoranti.
    Nero sorrise. Quei commenti così entusiasti ed appassionati da tutto il mondo riuscivano sempre a dargli la carica, ma la tensione nella sua mente restava altissima.
    «Ho dato un’occhiata prima di uscire dall’albergo, su Twitter. Ma non dipende solo dal pubblico, lo sai... Il voto della giuria ha il peso maggiore.»
    «Beh se la giuria non ci fa vincere, è una manica di puzzoni e di corrotti!»
    «Non è detto.»
    «Sì invece.» Insisté Nico, soffrendo come non mai l’astinenza da nicotina. «Il nostro gioco spacca i culi, tesoro!»
    «Sono d’accordo» convenne Kyrie, arrossendo lievemente per aver appena approvato una volgarità. «Non proprio detto in questi termini ma...»
    «Sì, okay, verissimo. Ma guardatevi intorno!» fece Nero, lanciando un’occhiata nervosa ai settemila e più VIPG seduti nelle file avanti e dietro di loro. «C’è gente così famosa che al confronto noi siamo dei mezzi sconosciuti.»
    Non c’era bisogno di cercare tra la folla per capire a chi Nero si riferisse. Tra gli invitati al Game Awards c’erano, oltre ai concorrenti in gara, dei veri e propri mostri sacri del panorama videoludico. Eroi della levatura di Solid Snake, Ezio Auditore, Principe di Persia, Kratos, Cloud Strife, Chris Redfield. C’era tutto lo squadrone di League of Legends (o almeno tutti i champions che riuscivano a passare dal portone del teatro) e le armate di Overwatch e di Call of Duty. Non mancavano gli invitati speciali, leggende alla stregua di Sonic, Crash Bandicoot e Kirby, che si alternavano sul palco per brevi sketch e numeri acrobatici.
    Naturalmente, Nero era conscio del fatto che anche Dante - quel cazzone di suo zio, sì - avesse una discreta fama nel mondo dei videogiochi, avendo debuttato nel lontano 2001 come protagonista di Devil May Cry. Al tempo aveva riscosso un grande successo, e sebbene la sua carriera fosse stata piena di alti e bassi, tra un secondo capitolo della saga da dimenticare e un reboot discutibile (in cui lui non faceva nemmeno parte del cast, come ci teneva sempre a precisare), il pubblico continuava ad amarlo e idolatrarlo come leggendario devil hunter dal cuore nobile.
    Ma per lui era molto diverso.
    Tanto per cominciare, la Devil May Cry era nata con Dante, e Dante rimaneva ancora l’icona del gioco e dell’omonima agenzia di cacciatori di demoni. Nero era nato solo nel 2008, con Devil May Cry 4, tra le polemiche dei fan veterani della saga che lo accusavano di aver spodestato lo storico protagonista. Certo, erano già passati dodici anni da allora, e con Devil May Cry 5 molte cose erano cambiate, il suo indice di gradimento era letteralmente schizzato alle stelle (merito del taglio di capelli, secondo Dante, ma Nero sperava che ci fossero motivazioni più serie, legate alla sua interpretazione e alle sue abilità in combattimento); ma ciò non toglieva che Nero, in mezzo a tutti quei giganti del mondo videoludico, si sentisse ancora l’ultimo arrivato, quasi un pesce fuor d'acqua.

    «E ora, per la gioia dei gamers amanti dell'azione, proclameremo il miglior Action Game del 2019, wa-hoo!» Annunciò Super Mario dal palco, il sorriso allegro e vivace sotto i folti baffi bruni. «Ma prima, diamo una rispolverata ai videogiochi in gara per la categoria: Apex Legends, Astral Chain, Call of Duty: Modern Warfare, Devil May Cry 5, Gears 5, Metro Exodus. Come sempre, vi invito a godervi i loro momenti più entusiasmanti nel montaggio che abbiamo preparato per voi. Ringraziamo il maestro Tetris per l’arrangiamento musicale! Here we go!»
    Uno scroscio di applausi accompagnò l’uscita del conduttore, che si spostò dietro le quinte per lasciare la visuale libera sul megaschermo alle sue spalle. Come era stato fatto per gli altri concorrenti, vennero proiettati spezzoni di gameplay dei sei action game in gara, con tanto di effetti speciali e colonne sonore a palla.
    Nero sentì il vuoto allo stomaco quando partirono le note remixate di “Pull My Devil Trigger”, e ammirò se stesso nel video, incantato, mentre lottava contro i demoni del Qliphoth che avevano invaso Red Grave City.
    Kyrie e Nico gli strinsero forte le mani, emozionate. «Eccoti! Sei tu! Siamo noi!!»
    Era un momento magico, quasi surreale. Il giovane devil hunter ripercorse con la mente l’avventura che lo aveva portato da Fortuna fino a lì, nella metropoli di Los Angeles, a gareggiare con i big dei giochi elettronici. Nel suo cuore si affollarono sentimenti quanto mai diversi: gioia, orgoglio, soddisfazione e...
    «Volete finirla voi due?»
    ...e disappunto.
    Nero non staccò gli occhi dal video musicale dedicato a Devil May Cry 5, ma tese l’orecchio ai bisbigli di chi sedeva dietro di lui.
    «Tra poco potrebbe toccare a voi salire su quel palco!» stava dicendo Trish, tra lo scandalo e l’irritazione.
    «Siete incredibili.» La voce di Lady, non meno spazientita di quella della compagna, rincarò la dose «Possibile che non riusciate a starvene buoni nemmeno a due minuti dalla proclamazione!?»
    Nero non aveva bisogno di chiedere che cosa stesse succedendo, era fin troppo prevedibile. Del resto, quei due idioti non avevano smesso di litigare un attimo da quando avevano lasciato l’albergo per andare al teatro, figurarsi se potevano astenersi dai bisticci inutili nel momento più importante della serata!
    «Che problemi avete?» sbottò in un sussurro, voltandosi e trucidando con lo sguardo suo zio e suo padre, seduti nelle poltrone alle sue spalle.
    «Ha cominciato lui» protestò Dante, la maturità di un bambino di otto anni incarnata in un omaccione di quarantacinque.
    «Taci, bugiardo.» Non che Vergil fosse da meno, in certi momenti.
    «Se non ve ne siete accorti» sibilò Nero con una venuzza a pulsargli pericolosamente su una tempia «Stanno per proclamare il vincitore della nostra categoria. Abbiate la decenza di sopportarvi in silenzio e di rimandare le vostre stupide questioni a più tardi!»
    Dante sbuffò e indirizzò lo sguardo altrove, mandandolo chiaramente a fare in culo in silenzio. Vergil, invece, gli rivolse un’occhiata oltraggiata: la sua espressione diceva che no, non era bello essere rimproverati dal proprio figlio, anzi, era al limite dell’affronto; ma sì, riconosceva che quello era il momento meno opportuno per litigare.
    «Avremmo dovuto mandarli alla toilet per allentare la tensione» sospirò Nico quando Nero si fu riaccomodato sulla sua poltrona. Poi, allo sguardo scioccato del ragazzo, puntualizzò: «Non in quel senso!! Nel senso che hanno bisogno di menarsi a vicenda. Quando non fanno a botte per tanto tempo diventano intrattabili, lo sai. Come pentole a pressione pronte ad esplodere.»
    «Sono adulti e dovrebbero essere in grado di controllarsi.» Replicò Nero secco. «E se proprio devono scannarsi, che lo facciano una volta usciti di qui!»
    «Sì, beh... ad ogni modo, se vuoi saperlo, stanno riscuotendo un successo incredibile online.» Nico agitò lo smartphone, mostrando di nuovo la lista dei commenti. «La gente li adora, e le ragazze vanno pazze per il loro outfit!»
    «Davvero?» il sorriso di Lady, che aveva seguito la discussione, era raggiante. «Oh, ne ero certa! Ehi, voi due testoni, avete sentito? Le ragazze vi adorano!»
    Dante e Vergil non sembravano interessati, o semplicemente erano troppo presi dal loro diverbio per badare ad altro. Se ne stavano seduti uno accanto all'altro, senza guardarsi in faccia, così simili e così diversi come in ogni minuto della loro esistenza: Dante sbracato sulla sua poltrona, un gomito appoggiato allo schienale e l'altro abbandonato sul bracciolo, nemmeno se fosse al cinema a vedere un film di cui conosceva già il finale; Vergil seduto composto con le gambe accavallate, le braccia incrociate al petto, la chioma albina perfettamente pettinata all'indietro e fissata col gel. Dante, di contro, non si era preso nemmeno il disturbo di darsi una sistemata ai capelli in vista dello spettacolo, a stento si era premurato di accorciarsi la barba.
    I due gemelli indossavano lo stesso modello di smoking, abbinato al gilet che s'intravedeva sotto la giacca. Differivano solo per il colore: rosso scuro tendente al bordeaux per Dante, blu notte tendente al nero per Vergil. La camicia era abbinata di conseguenza, bianca con una punta di rosa nel caso di Dante, e con una punta di azzurro nel caso di Vergil.
    L'idea di farli vestire uguali era stata di Lady e di Nico, che conoscevano discretamente il fandom internazionale sviluppatosi attorno a Devil May Cry e sapevano predire quasi sempre cosa i fan (e le fan girl, in particolar modo) avrebbero apprezzato. I gemelli di Sparda apprezzavano meno, soprattutto Dante, per nulla abituato a indossare per tutto quel tempo il completo, ma dopo le suppliche di Nico, le insistenze di Trish e Lady e le aperte minacce di Nero, si era finalmente convinto a sfoggiare un abito elegante per la serata. Vergil aveva mosso meno resistenze (amava i completi formali e gli abiti da cerimonia), anche se era palese che non gli andasse giù di somigliare così tanto al fratello.

    «Il momento che stavamo tutti aspettando, bambine e bambini, ragazze e ragazzi, signore e signori di tutte le età! Ecco la busta col nome del vincitore, oh yeah
    La voce gioviale di Mario e il suo ritorno sul palco riportò Nero al presente. Il video era finito, era l’ora della verità.
    Tienimi la mano e non lasciarla, sembrò dire a Kyrie, mentre lei ricambiava la stretta più forte di prima.
    «Il vincitore dei Game Awards di quest’anno per la categoria Action Game va a...»
    «Ti prego ti prego ti prego!» cominciò a scongiurare sottovoce Nico, strizzando gli occhi.
    Mario estrasse la busta con una lentezza snervante.
    Migliaia di fiati sospesi. Milioni di dita incrociate tra gli aspiranti devil hunter di tutto il mondo.
    Poi, come in un sogno, la proclamazione: «Devil May Cry 5!»
    Uno scroscio di applausi si levò poderoso dagli ospiti in sala. A Nero si svuotò di colpo la mente e non capì più nulla. Decine di mani gli battevano sulle spalle mentre i riflettori del teatro si accendevano tutti su di lui, all’improvviso.
    «Yes! YOU are the winner!» rise la piccola grande star della Nintendo, guardando proprio verso di lui. «Coraggio, devil hunters, salite qui sul palco!»
    «Amore?! Hai sentito? Abbiamo vinto!» Kyrie rideva emozionata come una bambina e bella come un angelo «Coraggio, vai a prendere il premio!»
    Nero, ancora scombussolato e con il cuore a mille, fu il primo del suo gruppo ad alzarsi dalla poltrona per raggiungere il palco. Si districò tra i posti occupati e raggiunse il corridoio centrale, seguito passo passo dalla luce dei riflettori che lo tenevano sotto tiro con una precisione degna del fucile di Sniper Wolf. Ricevette applausi e complimenti e strette di mano da molti personaggi famosi che fino a pochi minuti prima avrebbe sicuramente riconosciuto, ma adesso no. Non riusciva a pensare a nulla, pervaso dall'emozione di aver vinto un premio così ambito e così importante per casa Capcom.
    «Grazie, grazie... siete molto gentili» riuscì solo a farfugliare in risposta a quella marea di attenzioni.
    Salì sul palco, strinse con orgoglio la mano paffuta che Super Mario gli offriva, e afferrò il premio che gli porgeva la sensuale Lara Croft.
    Nemmeno si accorse che, dietro di lui, Dante e Vergil avanzavano a rilento, ancora insultandosi.
    «I miei complimenti, Nero!» esclamò Mario parlando al microfono e guardando ora lui ora il pubblico. Non era difficile immaginare come quegli occhioni blu, vivaci e affettuosi, fossero riusciti a conquistare milioni di videogiocatori da ogni parte del globo.
    «Grazie, signor Mario. Davvero. Sono onorato di ricevere questo premio.»
    «Oh, suvvia, dammi del tu, figliolo! It's a-me, Mario!»
    Dal pubblico si levò una risata e Nero arrossì lievemente, pensando che si sarebbe portato nella tomba il segreto di non aver mai giocato ad un “Super Mario” in vita sua.
    «Indubbiamente un premio meritato e importante» Riprese l’idraulico cacciatartarughe. «Ecco, a te la parola, in attesa del resto del tuo gruppo. Here I go!»
    Mario affidò il microfono a Nero e si congedò con Lara per lasciare il palco ai vincitori, che avrebbero tenuto il piccolo discorso di rito.
    Nero, rimasto solo sul palco, deglutì nervosamente. La sera prima, in albergo, Kyrie gli aveva chiesto se volesse abbozzare una discussione nel caso in cui fosse stato premiato agli Awards, ma lui aveva rifiutato per scaramanzia. Adesso rimpiangeva di non averlo fatto.
    Guardò verso il pubblico, la gola secca e non una parola sensata che gli venisse in mente.
    Poi vide Kyrie, Nico, Lady, Trish e perfino la piccola Patty salutarlo e incoraggiarlo da lontano. Si lasciò ispirare dall’immenso affetto che provava per loro e le parole vennero fuori da sole, spontaneamente.
    «Questo premio significa molto per me» cominciò, rivolto alla platea. «Il nostro gioco è stato un progetto molto impegnativo, difficile da realizzare e da portare avanti. Colmo di incertezze, perché dopo tanti anni lontani da questo palcoscenico, non sapevamo come il pubblico avrebbe accolto il nuovo capitolo della saga. Non sapevamo se si sarebbero ricordati di noi, o se ci avrebbero accantonato per qualche nuovo action game, senza una trama così lunga alle spalle... Ma sapete una cosa? È stata un'avventura incredibile e sarei pronto a ripetere sin da ora tutto quello che abbiamo fatto.»
    Nero fu costretto a fare una pausa, bloccato dagli applausi di approvazione del pubblico. Dopo poco, riprese: «So che non mi basterebbero le ore restanti di questo fantastico show per ringraziare tutti coloro che hanno preso parte al progetto e mi hanno portato qui stasera, perciò farò i primi nomi che mi vengono in mente. Desidero ringraziare il grande Hideaki Itsuno per l'audacia con cui ha portato avanti le sue idee, per il coraggio che ha mostrato nel riproporre certe scene di Devil May Cry 3 tanto amate dal pubblico. Ringrazio i produttori, gli sceneggiatori, i programmatori, Casey Edwards per le colonne sonore da urlo, Yoichiro Ikeda e il suo team di designers per il mio nuovo taglio di capelli che, devo dirlo, mi piace molto.»
    «Eri un figo anche prima, Nero!» urlò Bayonetta dal pubblico, sollevando risa e un ulteriore scroscio di applausi.
    Nero si strofinò la punta del naso e sorrise imbarazzato, ma riuscì ugualmente a proseguire. «Ringrazio il team di cacciatori e cacciatrici della Devil May Cry che ha vissuto con me quest’incredibile esperienza. Grazie a Lady e a Trish, ma grazie anche a Morrison per aver preso l’incarico più importante degli ultimi vent’anni.
    «Ringrazio la mia amica e armaiola di fiducia Nico, perché senza di lei quest'avventura non sarebbe stata la stessa. Certo, devo confessare che ho avuto più paura di restarci secco per un incidente stradale con lei al volante che per un attacco dal mondo demoniaco, ma le voglio bene anche se è un pirata della strada.»
    «Oh tu! Dumbass!» si commosse Nico, dal suo posto tra il pubblico «Smetti di farmi arrossire!»
    «...Ma c'è soprattutto una persona che mi sento di ringraziare, stasera. Una persona fondamentale tanto per il gioco quanto per la mia vita. Una persona che mi ha aiutato a crescere, che mi ha sostenuto nei momenti peggiori di quest'anno. So che molti di voi non l'hanno mai vista, e forse solo alcuni se la ricordano dal precedente capitolo della saga, ma desidero che sappiate che senza di lei, probabilmente io non sarei arrivato fin qui, e voi non avreste avuto il finale di Devil May Cry 5 che avete amato.»
    Nero guardò un punto tra la folla e come per magia, la luce di un riflettore si posò su Kyrie.
    «Kyrie, grazie di esistere. Ti amo.»
    Il pubblico proruppe in un'ovazione densa di commozione. Molti si alzarono in piedi, acclamando il più giovane protagonista di Devil May Cry 5 e la sua bella fidanzata. L’intervento fu così romantico da innescare una serie di effusioni a catena tra le coppie di VIPG presenti in teatro: Peach e Mario, dietro le quinte, si asciugarono le lacrime tenendosi teneramente abbracciati; Pac-Man rotolò audacemente vicino a Mrs Pac-Man; tra le file del pubblico riservate a League of Legends, Senna e Lucian si scambiarono un bacio appassionato, Xayah concesse una carezza birichina a Rakan, Ezreal limonò senza pudore con Taric.
    Quando l’ondata di amore e commozione cominciò a scemare, Nero si voltò verso Dante con un sorriso. Stava applaudendo anche lui, incredibilmente.
    «Tutto molto bello» fece il figlio di Sparda avanzando verso il centro del palco.
    Nero si congedò per lasciare la scena ai coprotagonisti del gioco, suo padre e suo zio, non senza prima rivolgere a quest’ultimo un’occhiata eloquente, a tratti supplice, che diceva: Non fare stronzate. Non stasera. Per favore!
    Naturalmente fu ignorato.
    «Beh io ho molte qualità, ma non sono bravo a tenere discorsi come lui» esordì Dante al microfono, suscitando risatine tra il pubblico. «Ma cercherò lo stesso di dire qualcosa, anche per mio fratello che, come sapete, è di poche parole.»
    Vergil si sprecò in un piccolo saluto verso la folla che lo acclamava.
    «Anch’io ringrazio tutti quelli che ha nominato Nero. Ringrazio le mie ragazze, Lady e Trish, ringrazio Morrison e il ragazzo della pizza a cui devo ancora la mancia. Ringrazio il Pollastro, la Pantera e il Roccioso, che purtroppo non sono più tra noi, pace alla loro anima dannata. Ringrazio soprattutto voi, fan di Devil May Cry: mi siete mancati, ma so che io vi sono mancato molto di più durante questi anni. Vi capisco.»
    Trish si nascose il viso dietro una mano, chiedendosi se ci fosse un limite alla presunzione di quell’uomo. Eppure il pubblico lo adorava e continuava ad applaudirlo come se dicesse cose sensate.
    «Ma prima di abbandonare questo palco, desidero dedicare una canzone alla persona che tutti voi, per qualche ragione che non capirò mai fino in fondo, amate. Una persona che anche in questo capitolo di Devil May Cry è riuscita a causarci non pochi problemi. Mio fratello gemello Vergil.»
    Il pubblico si profuse in una sequela di applausi e di fischi entusiastici, in netto contrasto con la reazione di Vergil, che sembrava interdetto da quella dedica. Inutile dire che lui e Dante non avevano pianificato niente del genere, in caso di vittoria; un grazie a tutti e via dal palco, si era detto.
    Nero colse la sorpresa negli occhi del padre e cominciò a covare una cupa inquietudine.
    «Che sta succedendo, figliolo?» gli chiese sottovoce Super Mario.
    «Non ne ho la minima idea...»
    «Una sorpresa per suo fratello?» ipotizzò la principessa Peach. «Che amore!»
    «Mi creda, altezza, non c’è da fidarsi delle sue sorprese...»
    Dante, nel frattempo, aveva sistemato il microfono sull’asta e imbracciato la sgargiante chitarra elettrica di Nevan. Fece vibrare le corde dello strumento, creando una sorta di accompagnamento, e avvicinò le seducenti labbra al microfono.
    «Con tutto il mio amore, fratellino» annunciò rivolto a Vergil.
    Poi prese a cantare:

    «Le brutte intenzioni: tua sola motivazione. La tua brutta figura con Nero quella sera.
    La tua ingratitudine, la tua arroganza.
    Fai ciò che vuoi, il potere ti ha dato alla testa...»


    «Ma che cazzo...!?» Nero per poco non sputò un polmone.
    «Dimmi che non lo sta facendo sul serio...» sussurrò afflitta Trish a Lady, sprofondando nella sua poltrona per la vergogna.
    «Temo di sì.» Rispose l’altra, indecisa se ridere o piangere, come spesso succedeva di fronte alle trovate imbecilli di Dante. «Gli ha scritto una canzone per insultarlo.»
    «Però si è impegnato!» esclamò Nico.
    «Non è affatto carino...» commentò Kyrie, cercando Nero con lo sguardo preoccupato.

    «...La mia esistenza è una forma d’arte.
    Ma tu sai solo coltivare invidia.
    Ringrazia il cielo se sei in questo gioco, rispetta chi ti ci ha portato dentro e questo sono io!»


    Vergil era letteralmente impietrito. Gli occhi ridotti a due fessure, i lineamenti del volto duri come granito, le labbra immobili, contratte in un silente ringhio di rabbia.
    Dopo nemmeno un minuto girò sui tacchi e si defilò, lasciando il palco e sparendo dietro le quinte.
    Il maestro Tetris a quel punto capì che qualcosa non andava e che era meglio interrompere lo spettacolo, quindi silenziò all’istante gli amplificatori collegati a Nevan.
    «Che succede?» intervenne prontamente Super Mario, tornando sul palco con Nero.
    Dante, che aveva appena smesso di cantare, fece spallucce. «Non lo so. Vergil se n’è andato.»
    «E grazie al cazzo!» Ringhiò Nero, incredulo e adirato allo stesso tempo. «Ha uno stronzo per fratello!»
    «Stronzo ma sincero» fece notare Dante, come se questo migliorasse la sua posizione. «Qualcuno doveva dirgli quelle cose!»
    «La sincerità nella vita è tutto» se ne uscì sardonico Albert Wesker tra il pubblico, suscitando un moto di ira e di indignazione da tutta la squadra S.T.A.R.S. di Resident Evil.
    «Dov’è Vergil?» chiedeva intanto Mario affacciandosi dietro le quinte.
    «Si è sentito male?» Peach non aveva ben compreso.
    Luigi fu spinto sul palco a intrattenere il pubblico, aiutato dai volenterosi draghetti di Puzzle Bobble che sparavano sfere colorate dagli angoli del palco per distrarre l’attenzione dei presenti in sala, come avevano fatto spesso durante gli intermezzi dello show.
    «Guardate qua! Il pubblico online è in visibilio!!» Nico, frattanto, leggeva sullo smartphone i commenti degli utenti con le lacrime agli occhi per le risate. A suo avviso la sceneggiata trash di Dante era destinata a diventare virale e, ne era certa, avrebbe ispirato la produzione di meme su internet almeno per le prossime due o tre settimane a venire. «Abbiamo vinto tutto, gente! TUTTO! Quell'uomo è un genio assoluto!»
    «No, Nico, è un assoluto idiota!»
    Ma non ebbero altro tempo per decidere se Dante fosse più geniale o idiota.
    Dal pubblico si levò un tramestio di passi veloci e trasalimenti improvvisi, che mutarono subito in urla di panico. Gli spettatori in prima fila corsero via, qualcuno collassò, qualcun altro (villain, sicuramente) esultò, invocando una lotta all’ultimo sangue.
    «Mi sembrava troppo strano che Vergil lo lasciasse impunito...» commentò Trish coi pugni puntati sui fianchi, guardando verso il palco.
    Lady, Nico e Kyrie spostarono lo sguardo in quella direzione e videro, proprio al centro del palcoscenico, Dante trafitto in pieno petto dalla Yamato di Vergil.
    «Mio Dio...» inorridì Kyrie coprendosi il viso con le mani.
    Nico la tranquillizzò: «Non preoccuparti, lo sai che per loro è normale amministrazione. Bisticciano sempre così.»
    «È comunque orribile da vedere!»
    «Ci andiamo a prendere uno snack?» propose Lady alle amiche. «Tanto non possiamo fare nulla per fermarli.»
    Trish si sciolse l'elegante chignon - qualcosa le diceva che per il loro gruppo la serata presto sarebbe volta al termine - e fece ondeggiare i morbidi capelli biondi sulle spalle. «Andata.»
    «Mamma mia!!» esclamava intanto Super Mario, mentre il sangue di Dante colava copioso sul palco. Luigi era svenuto per terra, dietro di lui, e Peach gli sventolava un fazzoletto davanti al viso paffuto per farlo rinvenire.
    «Oh, merda» imprecò il mezzodemone in rosso guardando la macchia di sangue che andava spandendosi sulla sua camicia, tutt’intorno alla lama della katana. «Dovevi proprio usare Yamato? Il vestito era a noleggio!»
    «Non è un mio problema. Non mi sporco le mani con un idiota come te.» Rispose Vergil, sorridendo. La vista di Yamato conficcata nel petto di suo fratello gli trasmetteva un senso di soddisfazione e di armonia col mondo difficile da spiegare.
    «Bene, in tal caso...»
    Con un movimento fulmineo, Dante estrasse Ebony e Ivory dalle fondine nascoste sotto la giacca ed esplose due colpi, dritti al cuore di Vergil. «Adesso siamo pari!»
    Vergil sussultò. Non se lo aspettava.
    «Non si era detto niente armi alla cerimonia?» gli ricordò, stizzito, mentre anche sul suo completo il sangue si spandeva a macchia d’olio dai fori di proiettile.
    «Non sono stato io il primo a sguainare la spada» fece presente Dante «E comunque con te non si può mai sapere. Attenti alla mia vita così spesso che potresti farne la tua professione; di conseguenza, mi porto le pistole. La mia è semplice difesa personale.»
    «Si può sapere che cazzo vi siete messi in testa, voi due!?» sbraitò Nero, mettendosi in mezzo «Siamo sul palco del Game Awards! State spaventando tutti!»
    «Modera il linguaggio, Nero» lo rimproverò Vergil, che non sopportava le volgarità, soprattutto dal suo stesso sangue (no, Dante non contava: con lui ci aveva perso le speranze da tempo).
    «Già modera il linguaggio, nipote!» rincarò Dante a mo’ di sfottò.
    «Tu sta' zitto.» Lo folgorò Vergil «È colpa tua se usa dei termini così inappropriati.»
    «Beh scusa tanto, fratello, se non ho il tuo stesso registro poetico. L’ho sempre trovato palloso da morire.»
    Un nuovo lampo d’ira attraversò gli occhi chiari di Vergil e Nero ebbe il timore di non riuscire a fermare il suo impeto senza mettere a soqquadro l’intero teatro, stavolta. Ma per sua fortuna, non era da solo sul palco.
    «Signori, mi rincresce, ma devo insistere perché lasciate il teatro. Thanks for-a playing my-a game!» La star della Nintendo si fece avanti, affiancata da due energumeni addetti alla sicurezza, Donkey Kong dall’omonima serie e Blanka da Street Fighter.
    «Ehi, ehi, aspettate un attimo» protestò Nero «Non possiamo andarcene ora, siamo in gara anche per la categoria Best Score/Music!»
    «Non più, temo. Tieniti stretto quel premio, ragazzo, perché è l’unico che riceverete stasera. Su su, let's-a go, little guys!»
    «Che!? Fate sul serio? Ci state squalificando?!»
    «Ringrazia il tuo stupido zio» disse Vergil con asprezza, recuperando Yamato e pulendo la lama insanguinata su un fazzoletto.
    «No, ringrazia tuo padre che non sa stare agli scherzi!»
    «Oh... andate al diavolo, tutti e due!» sbottò Nero, sull’orlo di una crisi isterica. «Io non c’entro nulla con la vostra sceneggiata!»
    «Quando hai ragione hai ragione...» convenne Dante, e si rivolse al conduttore dei Game Awards e alla sua scorta «Signor Nintendo, non accettiamo la squalifica. Se vuole cacciarci dal suo palco dovrà usare la forza. Dico bene, ragazzi?»
    «Io torno a casa» fece Vergil, già sulle scale del palco.
    Nero sospirò, frustrato. «Me ne vado anch’io. Di figure di merda ne abbiamo già collezionate abbastanza, oggi.»
    «Oh, andiamo!» protestò Dante «Vi arrendete al monopolio Nintendo così?»
    Non ricevendo risposta, al devil hunter non rimase che lottare da solo. «E va bene. Vorrà dire che si prenderà tutta la gloria il sottoscritto.» Guardò Super Mario e gli rivolse un sorrisetto di sfida. «Sappi che non ci andrò leggero con te solo perché sei piccolo e carino. Il tuo team ci penserà due volte a lasciarmi fuori da Super Smash Bros, la prossima volta.»
    Ma Mario, per nulla intimidito, sostenne lo sguardo del cacciatore di demoni. «Non essere così sicuro di vincere, figlio di Sparda...» Infilò una mano nella tasca destra dei pantaloni e ne estrasse una luminosa stellina dai colori cangianti. «...It’s Mario time!»
    «Dante, povero stolto...» commentò tristemente Bowser, scuotendo il capo dal suo posto in fondo alla sala.

    «E chi cazzo lo sapeva che quel nanerottolo si dopava di stelle dell’intoccabile?» protestò quasi un’ora più tardi Dante, in albergo, mentre Lady e Patty gli applicavano pazientemente un unguento lenitivo sul torace scoperto. Super Mario lo aveva conciato per le feste e anche se lui era un demone per metà, quelle bruciature non volevano saperne di guarire.
    «Guarda che non era una stella dell'intoccabile» gli fece presente Patty, scioccata. «Era una Super Stella, possibile che tu non la conosca?! Rende invincibili per dieci secondi e danneggia tutti quelli che lui tocca. È tipo l’ARMA SUPREMA di tutto il mondo dei videogiochi!»
    «Appunto, una stella dell'intoccabile.» Ribadì Dante, che non vedeva la differenza. «E non dirmi che Capcom ha copiato Nintendo!»
    «Lascia perdere, Patty» borbottò Nero, seduto sulla poltrona, trangugiando birra doppio malto con aria afflitta. «L'unica cosa che fa testo è che per colpa della sua stupida bravata siamo stati squalificati dai Game Awards e Death Stranding ci ha soffiato il premio per la miglior Score/Music.»
    «Oh, al diavolo Sam Porter Bridges e quel simpatico strafatto di Kojima.» Dante lanciò un’occhiata a Nico, collegata su internet dal suo adorato portatile «La tua amica dice che su Twitch siamo diventati ultra famosi, dico bene?»
    La ragazza gli rivolse un sorriso elettrizzato. Era letteralmente su di giri. «Non solo su Twitch! Praticamente su tutti i social non fanno che parlare di noi!»
    «Sfido io...» commentò Nero con mestizia «La gente ama il trash, e grazie a te ne ha avuto a palate. Non so se sia stata peggio la tua canzone o tutto quello che ne è seguito...»
    «Che t'importa? Quello che conta è che siamo sulla bocca di tutti. E per la cronaca...» Dante sogghignò «Finora il team di Resident Evil 2 non ha vinto uno straccio di premio. Indovinate chi sente odore di promozione dalla nostra adorata Capcom?»
    «Farsi beffe delle disgrazie dei nostri cugini affetta-zombi» commentò Vergil, disgustato. «Sei una vergogna e un disonore, fratello.»
    «Tu non puoi proprio parlare. Se fossi stato allo scherzo non ci avrebbero squalificati, e tuo figlio non ci sarebbe rimasto male» lo rimbeccò Dante. «E poi, almeno potevi farmela cantare tutta, la canzone. Mi ero impegnato a scrivertela.»
    Vergil gli lanciò uno sguardo truce e Nero si raddrizzò all’istante sulla poltrona. «Eh no. Non ricomincerete a litigare adesso, avete già rovinato la serata abbastanza!»
    Ma Dante lo ignorò bellamente, rivolgendo al gemello un sorriso provocatorio. «Sai cosa, Ver? Sei troppo serio, è questo il tuo problema. Per questo non sei mai un personaggio giocabile su Devil May Cry, per questo non faranno uscire il DLC su di te e per questo i fan preferiranno sempre me a te.»
    «Oh-oh» mormorò Nico, chiudendo di botto il portatile e prendendo Patty sottobraccio. «Mi sa che è il momento di squagliarcela, tesoro. Sta per succedere il finimondo.»
    E non sbagliava.
    Nulla poté il Devil Trigger di Nero, il potere demoniaco di Trish e la Kalina Ann di Lady (caricata con speciali proiettili tranquillanti) contro il Sin Devil Trigger di Vergil, dopo tali e azzardate parole. Fu un massacro degno degli ultimi livelli del Bloody Palace.
    Nel giro di venti minuti, la camera d’albergo del devil hunter si trasformò nella replica perfetta dell'Overlook Hotel di Shining. Tempo dopo si vociferò che casa Konami ne avesse tratto spunto per gli scenari del nuovo capitolo di Silent Hill, e che Capcom le fece causa, visto che lo scempio rimaneva un prodotto dei suoi personaggi (e visto che pure lei erano a caccia di idee per lo sviluppo di un nuovo survival game).
    Quel che era certo, è che se anche Devil May Cry 5 non era riuscito ad aggiudicarsi il premio per le migliori colonne sonore e nemmeno quello di miglior gioco dell'anno (per qualche oscura ragione, non aveva ricevuto la nomination), la sua fama dilagò per molto, moltissimo tempo e poco meno di un anno dopo diventò ufficialmente il capitolo con più copie vendute (e vendute più velocemente) nella storia della saga. La dedica cantata di Dante al suo amato e odiato gemello non divenne solo virale, come aveva previsto Nico, ma entrò nella leggenda, raggiungendo le vette più alte di YouTube e oscurando per un po’ persino gli streaming di Sekiro: Shadows Die Twice. Gli aspiranti devil hunter di tutto il mondo ribattezzarono affettuosamente la clip video come Stronzo Sincero Style e i montaggi della canzone sui gameplay del gioco si sprecarono.
    Come Dante riuscì a sopravvivere al furore cieco di Vergil, quella magica notte di dicembre a Los Angeles, rimane un mistero sconosciuto ai mortali.
     
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